Era il 1957 quando dopo un enorme battage pubblicitario veniva commercializzato dalla farmaceutica tedesca Grunenthal il Contergan, nome commerciale del Talidomide, un farmaco da banco, da vendersi senza ricetta, un calmante ipnotico usato come rimedio
alle nausee in gravidanza. Fu un successo incredibile, e il farmaco venne distribuito in 47 paesi del mondo. Nessuno poteva, all'epoca, immaginare che la Grunenthal non lo avesse sperimentato sulle donne in gravidanza riguardo ai possibili
danni collaterali, perché la documentazione dei report fu falsificata, e quasi totalmente inventata. I primi problemi ci furono sugli anziani che lo utilizzavano come sonnifero: il farmaco mostrò subito la sua tossicità. Da lì a pochi
mesi fu notata una crescita dell'incidenza di gravi malformazioni e di mortalità nei bambini nati dopo la commercializzazione del medicinale. I report furono per lo più ignorati dai vertici della casa farmaceutica, che al contrario iniziò
una capillare campagna per rassicurare medici, farmacisti e popolazione sull'assoluta sicurezza del calmante. Il risultato fu che dal 1957 al 1961 il Talidomide causò decine di migliaia di aborti e di decessi post-partum. Su 10.000 bambini
nati con gravi malformazioni, ne sono sopravvissuti circa 5,000 menomati negli arti superiori e inferiori. Fu il il medico tedesco Widikund Lenz a dimostrare incontrovertibilmente la correlazione tra il Talidomide e le malformazioni. Il
26 novembre 1961 la Grunenthal annunciò il ritiro del Talidomide dal mercato internazionale, e subito partirono class action civili e penali.
Il processo iniziò in Germania, ad Alsdorf, nel maggio del 1968.
I capi
d'accusa erano: omicidio plurimo colposo nei casi di decesso per le gravissime malformazioni fetali; negligenza nei test clinici; lesioni e danni fisici plurimi e aggravati. Durante il dibattimento emerse che nei tre anni precedenti la
commercializzazione, la Grunenthal condusse una sperimentazione clinica colpevolmente lacunosa, non testando mai il Talidomide su soggetti gravidi (sia animali che umani) e limitandosi solo in alcuni casi alla somministrazione a donne
in allattamento.
Nonostante ciò il farmaco ebbe via libera dalle autorità. Tra gli imputati c'era anche il titolare della Grunenthal, Hermann Wirtz, un uomo dal passato torbido, fortemente colluso col regime nazista. Nel '45 agli albori
della sua attività imprenditoriale (la Grunenthal nasce come saponificio) Wirtz assunse numerosi ex gerarchi nazisti, tra i quali il Dottor Heinrich Muckter (anch'esso imputato), già implicato negli esperimenti sugli ebrei polacchi del
ghetto di Cracovia, il quale fu messo a capo della sperimentazione e della ricerca della Grunenthal. Con lui figuravano nell'organico aziendale altri due medici delle SS: Heinz Baumkotter e Ernst-Gunther Shenck. Dal 1960 al 1974, inoltre,
tra i vertici aziendali figurava Martin Stemmler, uno dei più accesi sostenitori della teoria dell'igiene razziale durante il nazismo.
Wirtz, riuscì a non presentarsi mai in aula con la scusa dell'età avanzata e della salute precaria.
Il processo fu uno scandalo, e si concluse nel 1970 con un compromesso tra la Corte tedesca e l'azienda: la Grunenthal avrebbe pagato risarcimenti per 100 milioni di Marchi (meno di 30 milioni di dollari che erano per lei bruscolini) mentre
ai responsabili non fu inflitto neppure un giorno di reclusione.
Inoltre la sentenza conteneva un'ulteriore beffa per le famiglie colpite dagli effetti del Talidomide: una clausola che impediva a queste ultime di intentare nuovamente
causa dopo il risarcimento.
Ecco, la situazione attuale mi ha ricordato questo vecchio episodio e sono andato a ricercare il vecchio articolo di Panorama che lo raccontava. Le analogie sono incredibili, speriamo solo che non lo siano
anche le conseguenze perché sarebbe una strage, ovviamente impunita.
Va ricordato che il Talidomide é stato l'ultimo farmaco distribuito sul mercato senza prove cliniche di sperimentazione... l'ultimo prima d'ora. Marco Corrini
Televisioni e giornali questo NON CE Lo MOSTRANO ! Anche se si tratta di uno dei più qualificati Virologi mondiali . : G. Vanden Bossche. Nel suo curriculum : Novartis e Glaxo Smit Kline , ma anche GAVI e la Bill e Melinda Gates
. Lui stesso ha sviluppato dei Vaccini ed è un'acceso sostenitore delle Vaccinazioni. Ora però, avverte che le campagne massive di vaccinazione contro il coronavirus scateneranno una catastrofe globale di proporzioni epiche L'esperto si
è rivolto direttamente all'OMS spiegando che continuando così, (con le vaccinazioni massive ), si produrranno delle varianti di virus , questi si Rafforzeranno , il virus muterà sviluppando resistenza ai vaccini ( aumenterà la " Fuga immunitaria
adattativa perchè nessuno dei vaccini attuali impedisce la trasmissione delle varianti virali )) , diventerà quindi più contagioso superando l'immuntà naturale del corpo . Contro il virus mutato la vaccinazione Covid non serve più a niente
, si creerà così un virus che sarà un mostro incontrollabile e si produrrà una vera catastrofe in termini di mortalità di massa. Nella missiva all'OMS scrive : "Come esperto di vaccinazioni faccio un'eccezione solo quando le autorità sanitarie
permettono che i vaccini vengano somministrati in un modo che mette in pericolo la salute pubblica. E , soprattutto quando le scoperte scientifiche vengono ignorate " " i Vaccini profilattici NON dovrebbero mai essere usati in una popolazione
che è già esposta ad una pressione infettiva , è una cosa che viene insegnata già al primo anno di Virologia......
Almeno 40 casi positivi, alcuni sono sintomatici
Reggio Calabria, in città uno dei più grandi focolai dall’inizio della pandemia: almeno 40 casi positivi dopo un matrimonio. Erano tutti vaccinati e hanno potuto partecipare
alla cerimonia perchè avevano il Green Pass, obbligatorio per l’ingresso all’evento
Preoccupazione in queste ore a Reggio Calabria per un focolaio di contagio da Covid-19 che sta assumendo grandi proporzioni, al punto da diventare
il più grande in termini numerici dall’inizio della pandemia nella città calabrese dello Stretto. A rendere preoccupante la situazione non sono tanto i numeri assoluti o il contagio in sè, bensì la circostanza che si tratta di persone
che erano tutte completamente vaccinate con entrambe le dosi e che il focolaio sia esploso in un evento consentito con obbligo di Green Pass. Insomma, è un fatto che documenta quanto possano rivelarsi non solo inefficaci le vaccinazioni
a fronte della variante Delta, come già affermato nei giorni scorsi da Anthony Fauci negli USA e dal capo epidemiologo dell’Islanda Thorolfur Gudnason, ma addirittura controproducenti le norme che introducono il Green Pass per eventi che
prevedono folle e assembramenti, nell’illusione che i vaccinati siano immuni e non possano contagiarsi ed ammalarsi. E invece rischiano di peggiorare il quadro epidemiologico diventando i principali vettori del virus e consentendogli di
dilagare nella popolazione.
Nei primi giorni della scorsa settimana, infatti, in un noto locale della periferia nord della città, si è festeggiato un matrimonio tra due ragazzi reggini. Nel locale sono entrati soltanto ospiti provvisti
di Green Pass, nel rispetto delle norme nazionali che già dal 15 giugno hanno concesso le celebrazioni dei matrimoni e i relativi ricevimenti soltanto con Green Pass. Un modello che dal 6 agosto verrà esteso anche a concerti, cinema, teatri,
stadi, bar e ristoranti al chiuso.
Nello scorso weekend i primi ospiti del banchetto nuziale hanno accusato sintomi influenzali: febbre, mal di testa, stanchezza, spossatezza. Hanno effettuato il tampone e sono risultati positivi al
Covid. Positivi e sintomatici, anche se già vaccinati con entrambe le dosi. Hanno informato tutti gli amici e i parenti presenti all’evento, i quali si sono sottoposti a test. Dopo il primo giro di tamponi, i positivi accertati erano già
26, ma in base ai nuovi risultati dei test arrivati oggi sono saliti ad almeno 40. Il locale ha chiesto di effettuare il tampone anche ai propri dipendenti e collaboratori, per garantire la salute agli ospiti della struttura.
Giova evidenziare che da un punto di vista strettamente clinico, nessuno dei contagiati necessita al momento di cure ospedaliere. La variante Delta, inoltre, si sta rivelando meno aggressiva come ha spiegato pochi giorni fa ai
microfoni di StrettoWeb il primario del reparto di Malattie Infettive del GOM dott. Giuseppe Foti: “tutto dipende dall’età. Abbiamo qualche paziente di 45 anni, ma in linea di massima tutti i ricoverati hanno più di 50 anni. Quelli di
50-60 anni sono tutti non vaccinati, mentre quelli più anziani arrivano anche vaccinati con entrambe le dosi. Sono pochi, ma ci sono: il vaccino li protegge dalle forme più gravi, anche se non ha impedito il contagio e una sintomatologia
seppur non grave. I numeri sono al momento abbastanza contenuti. Stiamo notando che c’è una diffusione maggiore del virus nelle fasce giovanili, che però dal punto di vista clinico non determina particolari problematiche anzi la patologia
è adesso meno impegnativa rispetto a quello che vedevamo alcuni mesi addietro. Probabilmente dipende anche dalla variante Delta che sta diventando dominante: sappiamo che è più diffusiva e contagiosa ma in ospedale vediamo che ha un minor
impatto sull’apparato respiratorio, di conseguenza si vedono infezioni meno gravi rispetto a quelle che vedevamo qualche mese addietro. E questo vale per tutti, anche per i non vaccinati. Al momento, ad esempio, nessuno dei nostri 17 pazienti
ricoverati ha bisogno del supporto casco CPAP. Qualcuno ha bisogno di ossigeno, qualcuno anche di ossigeno ad alti flussi, ma non di ossigeno a pressione positiva. Questo è confortante, rispetto al quadro dei pazienti che avevamo nei mesi
scorsi“.
Il dott. Sebastiano Macheda, primario del reparto di terapia intensiva del GOM, ha aggiunto che “è chiaro che per il Covid-19 il fattore di rischio determinante rimangono l’età e le comorbidità. Se si contagiano i giovani non
è un problema, non abbiamo mai avuto giovani sani ricoverati nei nostri reparti, anche nelle precedenti ondate quando non c’erano i vaccini e nessuno era vaccinato. Ma se sono giovani che hanno comorbidità o portano a casa il virus ai
parenti anziani, i rischi aumentano. Le comorbidità che più espongono al rischio di complicazioni da Covid-19 sono l’obesità, il diabete, l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, le broncopatie: in questi casi anche per i giovani ci sono
rischi elevati. Nei mesi scorsi abbiamo ricoverrato una ragazza in terapia intensiva, aveva meno di 30 anni ma aveva anche più patologie concomitanti, tra cui una grave obesità in aggiunta ad altri problemi di tipo neurologico. Giovani
sani non ne abbiamo mai dovuti curare dall’inizio della pandemia, e se i benefici della vaccinazione sugli anziani, sui malati cronici di tutte le età e su tutte le persone fragili sono indiscutibili ed evidenti, si può discutere se sia
opportuno o meno sottoporre alla vaccinazione i giovani sani che di rischi da Covid-19 non ne hanno. Ma in questo caso si tratta di scelte più politiche che scientifiche“..
IL CORAGGIOSO MEDICO CANADESE CHARLES HOFFE HA ESEGUITO UN SOFISTICATO TEST SUI SUOI PAZIENTI VACCINATI E IL RISULTATO È TERRORISTICO: IL 62% HA DANNI CARDIACI PERMANENTI.
Questo medico ha perso il lavoro a causa della sua
posizione critica, ma va avanti e afferma di aver trovato “micro-coaguli” nel cuore del 62% dei suoi pazienti vaccinati:
“I coaguli di sangue che i media affermano essere molto rari sono i grandi coaguli di sangue che causano ictus
e si manifestano su TAC, risonanza magnetica, ecc. I coaguli di cui sto parlando sono microscopici e troppo piccoli per essere rilevati in tali scanner. Pertanto, possono essere rilevati solo dal test D-Dimer “ Usando questo test con i
suoi pazienti, il dottor Hoffe afferma di aver trovato prove di piccoli coaguli di sangue nel 62% dei suoi pazienti a cui è stata iniettata un’iniezione di mRNA.
Dichiara che queste persone sono ora permanentemente disabilitate e non
saranno più “in grado di fare ciò che facevano prima”
Queste persone non hanno idea di avere questi microscopici coaguli di sangue. La parte più allarmante di questo è che ci sono alcune parti del corpo come il cervello, il midollo
spinale, il cuore e i polmoni che non possono rigenerarsi. Quando quei tessuti sono danneggiati da coaguli di sangue, sono permanentemente danneggiati. Il suo avvertimento è molto grave: “Queste forature stanno causando danni enormi e
il peggio deve ancora venire”.
Sono 117 i morti da Variante Delta in Gran Bretagna, secondo i dati ufficiali rilasciati dal Ministero della Salute. Cinquanta dei 117 deceduti erano vaccinati con doppia dose, 20 con una singola dose, 44 non vaccinati e 3 “dato
sconosciuto”.
Numeri che suscitano interrogativi in Inghilterra, dove la vaccinazione è molto, molto più avanti rispetto all’Italia, ma nonostante questo ci sono più di 30.000 contagi al giorno, anche se i morti, rispetto alle altre ondate,
sono in sensibilissimo calo.
ripeto, 117 morti di cui:
50 vaccinati con doppia dose
20 vaccinati con una sola dose
44 non vaccinati
3 sconosciuto
Emorragia celebrale per Zipser dopo il vaccino. L’annuncio ufficiale del Bayern Monaco mercoledì ha sciocatto il mondo del basket: “Paul Zipser non prenderà parte alle finali della
Bundesliga con l’Alba Berlino a causa di problemi neurologici”. Il 27enne è stato operato d’urgenza per una emorragia celebrale. Oggi il club allenato da Trinchieri ha aggiornato la situazione di Zipser. Il direttore della comunicazione
Andreas Burkert ha dichiarato: “Paul sta bene, ma non vogliamo aggiungere altro. Chiediamo al pubblico di capirlo e di rispettare la privacy del giocatore e della sua famiglia”.
Diagnosi di emorragia celebrale per Zipser La diagnosi è iniziata sabato dopo la partita di Ludwigsburg grazie alla rapida azione dell’equipe medica di Monaco guidata dal medico della squadra Dr. Sebastiano Torka. I sintomi di capogiro
di Zipser, verificatisi anche in mattinata, hanno fatto drizzare le orecchie ai medici del Bayern perché sapevano che l’atleta di Heidelberg era stato vaccinato contro il coronavirus con il vaccino Johnson e Johnson – un vaccino a vettore
virale, con lo stesso meccanismo d’azione dell’Astrazeneca. E questo è sospettato di causare la cosiddetta trombosi venosa cerebrale, in rari casi (che ormai non sembrano più tanto rari).
In questi ultimi 12 mesi (da febbraio 2020 a febbraio 2021) ho avuto modo di curare “gratuitamente” a casa 48 pazienti con polmonite (qualcuno bilaterale) alcuni già cardiopatici, altri con broncopatia cronica o enfisema polmonare, 1 con leucemia mieloide
cronica, 10 con Parkinson, gli altri in apparente pregressa buona salute. Età media di questi pazienti 80 anni. Risultato? nessun decesso! Nel 2021 un’intera famiglia di 5 persone, tutti terrorizzati ed in isolamento domiciliare perché
solo il padre anziano era positivo al tampone, gli altri sempre negativi ma con sintomi (febbre, tosse secca insistente, diarrrea, ageusia e/o anosmia, astenia). Curiosità: il 90% di questi pazienti usa fare ogni anno il vaccino antinfluenzale.
Quando ho visto queste 5 persone durante un intervento 118, da 2 giorni erano seguiti (se così si può dire) dal medico di base tramite il solo contatto telefonico, quindi abbandonati a se stessi da quel medico che avrebbe dovuto visitarli
e che invece, su indicazione del ministero della salute, aveva prescritto loro solo “paracetamolo”, cioè “Tachipirina”. E pensare che anche questi medici, come me, hanno prestato il giuramento di “Ippocrate”. Probabilmente lo hanno dimenticato.
Io no nonostante siano trascorsi quasi 4 decenni dal giorno della mia laurea. Io, fregandomene delle linee guida dettate dal ministro Speranza, ho subito sospeso l’inutile e addirittura dannosa “tachipirina” ed ho iniziato una NUOVA TERAPIA:
- oki, 2 bustine al giorno a stomaco pieno.
- paracodina codeina per bloccare la tosse secca e stizzosa (20 gocce 3-4 volte al giorno).
- paquenil 1 cpr al dì per 5 giorni.
- Vitamina D. 2000 U al giorno.
- Zinco citrato
50 microgrammi al giorno.
- Vitamina C (1000 mg al giorno).
Solo a chi persisteva la febbre dopo 4/5 giorni con questo nuovo protocollo ho iniziato: - azitromicina 1 compressa al giorno per 6 giorni. Con questa terapia e sospendendo
la dannosa tachipirina, dopo poche ore dalla prima dose di oki ho ottenuto un netto miglioramento. Dal secondo giorno di terapia tutti i sintomi sono entrati in remissione. Al quarto-quinto giorno, tutti i sintomi (tranne l’ageusia e l’anosmia)
sono scomparsi . A due di loro ho dato un gastroprotettore inibitore di pompa (pantoprazolo) per 4-5 giorni. Solo a tre di loro (quelli con spo2 inferiore a 90%) ho dato eparina 5000 U. al dì, sotto cute. Molti medici di base hanno contribuito
a creare la crisi sanitaria, prescrivendo tachipirina che inibisce la produzione di glutatione, potente antiossidante naturale che combatte la virosi e non visitando le persone. La febbre, come si sa, è un'arma naturale che brucia la carica
virale e batterica. Togliere la febbre significa aprire un varco all'infezione. Consiglio un tribunale di Norimberga per il ministro della salute Speranza e per i medici di base che hanno prescritto tachipirina al telefono senza mai aver
visitato il paziente, fidandosi delle indicazioni di OMS e ministero. Sono stati loro la concausa della crisi sanitaria. Nessuna visita al paziente. Nessun farmaco utile. Solo tachipirina che aumenta l’infezione togliendo ai pazienti due
armi fondamentali: la Febbre e il glutatione. Ho consigliato inoltre loro di cambiare medico! I pazienti che invece ho portato in ospedale perché non sono riuscito a convincerli di rimanere a casa, oppure perché vivendo da soli o molto
anziani nn riuscivano a gestirsi da soli, sono in parte deceduti. Molti di questi poveri pazienti sono stati intubati e sottoposti a ventilazione forzata. A marzo e aprile 2020 a nessuno di queste persone è stata data l’idrossiclorochina,
perché sconsigliata dal ministero della salute e dall’OMS. Probabilmente c’era l’intenzione di arrivare alla fase vaccinale. Non voglio esprimermi su questo “vaccino” perché privo di qualsiasi sperimentazione. Non vorrei essere licenziato
o radiato dall’albo professionale per qualche parola detta di troppo. Dr. Sergio Brancatello, medico di emergenza urgenza 118 e di pronto soccorso della regione Piemonte.